LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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allo spirito ed al genio dominan|te del secolo nel quale hanno parlato?
La istoria dell’antichità non ci fa forse vedere i popoli più ricchi
ricevere la legge da’ più poveri e gli annali moderni dell’Europa non ci
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fan forse vedere l’opposto?
Ci sarebbe forse niente da temere nello
stato presente delle cose da una repubblica che avesse l’istesso
principio, l’istesse mire e l’istesse istituzioni di quella di Roma? Io l’ho
detto: la natura delle cose si è mutata. Non è il più forte che dà la legge
al più debole, ma il più ricco è quello che domina il più povero. È finito
il tempo nel quale con due legioni si andava a muover guerra ad una
nazione intera. Ci vogliono eserciti oggi per combattere e gli eserciti
han bisogno di tesori. Dugento e più mila uomini armati per dare o per
ricevere la morte, e cinquanta e più milioni di lire sono stati oggi i
documenti su’ quali la casa d’Austria ha dovuto appoggiare le sue
pretensioni sopra pochi palmi della Baviera.
Le ricchezze sono dunque divenute il primo istrumento della guerra
e l’oro e l’argento sono gli argini o i veicoli delle conquiste. Se|condo
questi princìpi incontrastabili, perché fondati su i fatti che passano
sotto i nostri occhi, secondo questi princìpi, io dico, è altrove che noi
dobbiamo rivolgere i nostri sguardi timorosi. In un angolo
dell’America, presso un popolo libero e commerciante, figlio
dell’Europa, ma che l’oppressione ha reso inimico della sua madre;
presso questo popolo, io dico, s’innalza una voce che ci dice: «Europei,
se per servirvi noi siamo venuti nel Nuovo Mondo, sappiate che oggi le
nostre ricchezze, e la cognizione di quelle che possiamo acquistare, non
soffrono più una servitù oltraggiosa, che può essere permutata con una
specie di libertà che non tarderà molto a metterci nello stato di darvi la
legge e che vi farà un giorno pentire di essere stati gli artefici delle
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La fonte di questa riflessione sembra essere Raynal, Histoire philosophique et politique, cit., vol.
VII, libro XIX, cap. XXXIX, p. 313, ma il passo suona analogo anche a quello di A. Smith, An
Inquiry into the Nature and Causes of Wealth of Nations, London, printed for W. Straham and T.
Cadell, 1776, cap. III (Goggi 1976). Poiché Filangieri non cita mai testi inglesi dalla lingua
originale, si può ipotizzare che avesse letto alcuni degli estratti dall’opera di Smith pubblicati in
lingua francese da Linguet, Annales politiques, cit., e nelle gazzette di quegli anni, come quelli
apparsi nel 1780 sul Journal de Brusselles, sulla Gazette de commerce (1780 numeri 17 e 35), sul
Journal d’agriculture (febbraio 1780).
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Dettagli
- Page N°:139
- Publication:
- Author:Gaetano Filangieri