LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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Nell’infanzia delle nazioni, presso i popoli nascenti, la religione è
stata piuttosto un culto che un aggregato di dogmi. Si erigeva un altare,
s’immolava una vittima, si spargevano alcune libazioni per ottenere
qualche favore da’ numi o per placarli e questo era quello che si
chiamava avere una religione.
Si cominciò quindi a credere che gli dei dovevano un giorno
premiare le virtù e punire i delitti. Ma l’idea di queste virtù e di questi
delitti era vaga e spesso erronea. La religione alle volte ordinava quello
che la morale proibiva e proibiva quello che la morale ordinava. Tra
questi contrasti tra la religione e la morale, tra questi errori, tra le
nozioni de’ | delitti e delle virtù, del bene e del male, le leggi dovevano
a
interporsi per sostenere con una mano quello che si urtava coll’altra .
Gli dei viziosi del paganesimo non potevano sicuramente prescrivere a’
mortali una morale che le loro pretese azioni avrebbero contradetta; né
un culto che non si risentisse delle loro follie e di que’ loro delitti istessi
che la cieca e stupida credulità aveva imparato a venerare insieme co’
sognati mostri che gli avevano commessi. Il Greco ed il Romano
poteva farsi un dovere di religione il credere agli oracoli o a’ sogni, | di
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regolare le sue azioni colle profezie della Pizia ,277col volo degli uccelli,
a Allorché il rispetto per gli antichi usi o la semplicità, o la superstizione
hanno stabilito in una repubblica alcuni misteri o alcune cerimonie che
offendono il pudore, allora, dice Aristotile (Polit[ica], lib. VII, cap. XVII [VII,
17, 10, 1336a]) la legge deve permettere che i padri di famiglia vadano al
Tempio a celebrare questi misteri per le loro mogli e pe’ loro figli. Svetonio
(in Augusto, cap. XXXI), ci dice che Augusto proibì a’ giovani dell’uno e
dell’altro sesso d’assistere ad alcune cerimonie notturne e che, ristabilendo le
feste Lupercali, proibì a’ giovani di corrervi nudi [Svetonio, Augustus, XXXI,
1]. Noi sappiamo finalmente che le leggi, nel tempo istesso che permettevano
agli stranieri di onorare Cibele colle frigie cerimonie, proibivano a’ Romani di
mescolarvisi; ed allorché da’ Romani si celebrava questa festa, tutte le
cerimonie indecenti ed oscene erano proscritte 277 .
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Sacerdotessa che a Delfi raccoglieva i responsi dell’oracolo Apollo Pizio.
277 Il passo è una traduzione da Montesquieu, Esprit des lois, XXIV, 15.
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Dettagli
- Page N°:166
- Publication:
- Author:Gaetano Filangieri