Cesare Beccaria

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tìon sia più praticato, siccome anche I’
aiero di dar la tortura per rilevare.i
complici , confesso che fanno pena anch*
a me ; ma per opporsi , e condannare
tali usi , bisognerebbe essere informati
delle ragioni, e dei motivi per cui so­
no stati introdotti , e che senza dubb.'o
saranno stati fortissimi, perche non si
deve sospettare di crudeltà , e d’ingiusti­
zia contro i Tribunali , e massime di
quelli d7Italia j tanto più , che il se­
condo di cotesti osi so che si pratica in
alcune Provincie della medesima Italia,
le più benefiche e le piu amanti dell1
umanità. Onde rispondo ancor qui,
esser meglio, che soffra un poco più un .
inumano assassino , già condannato alla
morte , che lasciare liberi, e vivi i suoi
complici , perchè tenghino in continui
spaventi la Società .
Oso sperare adesso , che ia forza di
tutte coceste mie Osservazioni, compa­
rirà più convincente dalle Note che fa^
rò qui succedere alle apparenti ragioni
portate, dall7A..contro la pretesa cru-
dcltà , ed inutilità della Tortura .?
La prima sua ragione pertanto è con-
ccpita in questa forma {a):. Un uomo‘JrsTdlu
non può chiamarsi Reo , prima della sen- la Tr-o
tenza del Giudice , ne la Società può to-
gli ergli la pubblica protezione , se non 3> 5
quando sia definito , che euli abbia vio*
- Tomo III,
F
U-

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  • Page N°:81
  • Publication:
  • Author:Cesare Beccaria
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