Cesare Beccaria

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bruta e inanimata, che trascura i mori­
vi presenti , che soli con costanza e con.
forza agiscono sulla moltitudine, per dar*
forza ai lontani , de’ quali brevissima e
debole è 1 ’ impressione, se una forza d1 '
imaginazione non ordinaria nella uma­
nità, non supplisce coll’ ingrandimento
alla lontananza dell’ oggetto. Finalmen­
te è falsa idea di utilità .quella, che sa­
crificando la cosa al nome, divide il ben
pubblico dal ben di tutti \ particolari .
Vi è una differenza dallo staro di socie­
tà allo stato di natura , che 1 ’ uomo sel­
vaggio non fa danno altrui , che quanto
basta per far bene a
stesso, ma l’ uo­
mo sociabile è qualche volta mosso dal­
le male leggi a offender altri senza far
bene a sè . Il dispotico getta il timore
1 ’ abbattimento nell’ animo de’ suoi
c
schiavi, ma ripercosso ritorna con mag­
gior forza a tormentare il di lui animo.
Quanto il timore è più solitario e dome­
stico, tanto è meno pericoloso a chi ne
fa lo stromento della sua felicità * ,
ma
quanto è più pubblico, cd agita una
moltitudine più grande di uomini, tan­
to è più facile, che vi sia o l’ impru­
dente, o il disperato, o l’ audace accor­
to , che faccia servire gli uomini al-suo
fine, destando in essi sentimenti più gra­
ti , e tanto più seducenti, quanto il ri­
schio della intrapresa cade sopra un mag-

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  • Page N°:31
  • Publication:
  • Author:Cesare Beccaria
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