LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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Molto lontano dall’essere sedotto da un’opinione così erronea, io
ardisco dire che l’Autore della natura sarebbe stato inconseguente nella
più augusta delle sue produzioni se non avesse fatto l’uomo per la
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società . Ed in fatti, perché dargli una ragione, la quale non si sviluppa
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che colla comunicazione e colla società degli altri uomini? Perché al
grido del sentimento, che forma tutto il linguaggio de’ bruti,
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aggiungervi il dono esclusivo della parola? Perché dargli il vantaggio
inestimabile d’attaccare tutte l’idee possibili ad alcuni segni di
convenzione, necessari per trasmetterle agli altri? Perché privarlo d’un
istinto il quale regola e | rassicura tutte le azioni de’ bruti e far che
l’uomo solo si determini per un atto libero della sua volontà la quale,
per non ingannarsi nella deliberazione de’ diversi partiti che si
presentano, ricerca un’istruzione che non si può acquistare fuori della
società? Perché avvezzarlo alla società con una lunga infanzia? Perché
non dare a tutti gli uomini gl’istessi gradi di forza, d’industria, di
talento? Perché renderli disposti a diverse occupazioni, a diversi
mestieri? Perché dar loro diversi desideri, diversi bisogni, appetiti
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diversi ? Perché render l’uomo suscettibile d’una moltitudine di
a
L’Autor della natura, avendo destinato l’uomo a convivere co’ suoi simili, ha
variati i desideri e le inclinazioni per impedire che queste venissero a cadere
sopra un oggetto che sarebbe unico, la qual cosa multiplicherebbe i mali che
possono turbare la società; trahit sua quemque voluptas 73 .
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Aristotele, Politica, I, 9, 1253.
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Il passo è analogo all’aforisma, liberamente tradotto da Filangieri, secondo cui «L’uomo è per
natura un animale socievole. Il suo istinto lo spinse a convivere co’ suoi simili. Colui che deside-
ra di vivere solitario o è un uomo degenerato o un uomo molto superiore agli altri. Egli è o un
mostro o un nume», tratto pure da Aristotele e contenuto nella raccolta di Aforismi politici stesa
da Filangieri e ora perduta. Cfr. Tommasi, Elogio storico, cit., p. 38. Si noti però che questo è un
principio cardine di molti trattati politici sei e settecenteschi, a partire da Locke, Two treatises,
cit., VII, 77; lo si ritrova ripetutamente in Genovesi, Della diceosina, cit., I, 7, § 24 e I, 8, § 1.
72 Il rilievo secondo cui la propensione dell’uomo a vivere in società si esprime nel linguaggio,
che attesta pertanto l’origine primordiale del fatto sociale, è presente in questo senso già in
Aristotele, San Tommaso, Grozio e Thomasius (cfr. Cotta 1954: 94).
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L’espressione «Trahit sua quemque voluptas» è di Virgilio, Eclogae, II, 65 e la si ritrova anche
in Genovesi, Della diceosina, cit., I, 1, § XV. La nota di Filangieri però sembra ricalcare uno dei
paragrafi in cui Morelly descrive i fondamenti della sociabilità, cfr. Morelly, Code de la nature,
partie III.
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Dettagli
- Page N°:48
- Publication:
- Author:Gaetano Filangieri