Gaetano Filangieri

LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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passioni che fuori della società non sarebbero d’alcuno uso e che non
possono convenire ad un essere solitario? Perché ispirargli l’ambizione
di piacere a’ suoi simili e di avere un impero su di essi o almeno sulla
loro opinione? Perché piantare nel suo cuore il germe della
compassione, della beneficenza, dell’amicizia, in una parola, di tutte |
le passioni che dipendono dal senso morale d’un’anima ben nata e che
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ci danno il bisogno singolare di spargere sopra gli altri una parte della
nostra esistenza? Perché finalmente non restringere tutti i suoi appetiti
nella stretta sfera nella quale sono ristretti quelli di tutti gli altri esseri
che abitano la superficie del globo, cioè nella soddisfazione de’ bisogni
fisici, i quali non offerendosi all’uomo che per intervalli e per momenti,
lasciano dietro di loro un voto che ci avverte della loro insufficienza
per produrre la nostra felicità e che ci annuncia che l’anima ha i suoi
bisogni come il corpo e che questi bisogni non si possono da noi
soddisfare senza darsi in preda alle affezioni sociali?
Io credo che queste poche riflessioni basteranno per farci vedere
sulla terra la società così antica come l’uomo e per farci vedere nel
selvaggio che erra ne’ boschi non già l’uomo naturale, ma l’uomo
degenerato, l’uomo che vive contro il suo istituto, contro la sua
destinazione, in poche parole, la rovina e la degradazione della specie
umana, piuttosto che il simulacro vivente della sua infanzia.|
Io sono dunque il primo a credere che la società sia nata coll’uomo.
Ma questa società primitiva, questa società della quale io parlo, era
tutto altro che una società civile 75 .
Non è da presumersi che gli uomini, destinati a vivere insieme,
abbiano fin dal principio rinunciato alla loro indipendenza prima di
sperimentare il bisogno e la necessità di questo sagrificio. Questa
società primitiva dunque non poteva essere una società civile. Questa
doveva essere una società puramente naturale, una società nella quale
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N: gli, V: degli.
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Queste, come le considerazioni che seguono, appaiono come delle critiche dirette non solo a
Rousseau, ma anche a F. A. Grimaldi, Riflessioni sull’ineguaglianza tra gli uomini, vol. I, Napoli,
presso Vincenzo Mazzola, 1779, pp. IX-XI.
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