Gaetano Filangieri

LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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erano ignoti i nomi di nobile e di plebeo, di padrone e di servo, ignoti i
magistrati, ignote le leggi, le pene e i pesi civili. Questa era una società,
nella quale non si conosceva altra disuguaglianza che quella che
nasceva dalla forza e dalla robustezza del corpo, altra legge che quella
della natura, altro vincolo che quello dell’amicizia, de’ bisogni e della
parentela. Questa era una società i membri della quale non avevano |
ancora rinunciato alla loro naturale indipendenza, non avevano ancora
depositata la loro forza tra le mani d’uno o più uomini, non avevano
ancora affidata a questi la custodia de’ loro dritti; non avevano ancora
messo sotto la protezione delle leggi la loro vita, la loro roba, il loro
onore. Questa era una società, io dico, nella quale ciascheduno era
sovrano perché indipendente, magistrato perché custode ed interpetre
della legge che portava scolpita nel suo cuore; giudice, finalmente,
perché arbitro de’ litigi che nascevano tra lui e gli altri soci e vindice de’
torti che gli venivano fatti.
Ma, infelicemente per la nostra specie, una società così fatta non
poteva durare lungo tempo tra gli uomini. Pare che la natura non abbia
data che a’ soli castori l’arte difficile o, per meglio dire, il dono
piacevole di combinare la società coll’indipendenza 76 .
Quella
disuguaglianza di forza e di robustezza della quale si è parlato, questa
disuguaglianza unica, che non si poteva estirpare da queste primitive
società, doveva coll’andare del tempo e collo sviluppo delle passioni
produrre i maggiori disordini. L’eguaglianza morale, non potendo
reggere a fronte della disuguaglianza fisica, doveva necessariamente
soccombere sotto la preponderanza della | forza. L’uomo più debole
doveva necessariamente essere esposto a’ capricci del più forte, finché
gli attentati della forza erano meglio appoggiati e meglio sostenuti dei
dritti della debolezza. La sua sussistenza, frutto de’ suoi sudori, doveva
spesso divenire l’oggetto della rapina dell’uomo più forte di lui. Il suo
onore, la sua vita istessa erano beni precari de’ quali poteva rimaner
privo in ogni istante, sempreché uno spirito malefico si univa ad un
76 Il confronto con la società dei castori è in Raynal, Histoire philosophique, cit., VII, p.190,
ispirato probabilmente da Diderot, Castor in Encyclópedie, cit., vol. II, pp. 750-753.
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