Gaetano Filangieri

LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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contraria al bene pubblico. Uno Stato non si può dire ricco e felice che
in un solo caso; allorché ogni cittadino con un lavoro discreto d’alcune
ore può comodamente supplire a’ suoi bisogni ed a quelli della sua
famiglia. Un lavoro assiduo, una vita conservata a stento non è mai una
vita felice. Questa era la misera condizione dell’infelice Sísifo. Niun
istante era per lui, perché li dovea tutti al lavoro.
Lo Stato bisogna dunque che sia ricco e che le ricchezze vi sieno
bene distribuite, ecco quello che riguarda la conservazione.
Ma questo non basta. Si è detto che l’uomo non vuole solo
conservarsi, ma vuol conservarsi tranquillo. Or per esser tranquillo
bisogna che egli confidi. Che confidi dunque nel governo, il quale non
usurperà i suoi dritti; che confidi | nel magistrato che, destinato alla
custodia delle leggi, non abuserà di questo sagro deposito per
opprimerlo; che confidi negli altri cittadini; che sia sicuro che la sua
pace non può esser turbata; che la sua vita protetta dalle leggi non li
può esser tolta che in un solo caso, allorché i suoi delitti gli hanno fatto
perdere il dolce dritto di conservarla; che sia sicuro che una proprietà
pervenutagli per giusto titolo è una proprietà protetta da tutte le forze
della nazione; che, acquistando nove proprietà senza violare i dritti
degli altri, i suoi acquisti sono sagri e che il lavoro istesso delle sue
mani è difeso dalla pubblica forza.
Questi sono i risultati del principio universale della conservazione e
della tranquillità. Ogni parte della legislazione sarà dunque destinata a
recare alla società uno di questi benefici 81 .
Ecco perché (come si è osservato nel piano che ho premesso) io
divido le leggi in varie classi, distinguendole più dall’effetto che
debbono produrre, che secondo i diversi rapporti che esse possono
avere tra di loro.|
81 Il principio secondo cui le azioni dell’uomo non hanno altro scopo se non la conservazione e
il benessere (la «tranquillità» filangeriana) è affermato anche da Morelly, Code de la nature, cit.,
partie III.
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