Gaetano Filangieri

LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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salutare. Non è dunque una contradizione il pretendere che una
giovanetta sveli al magistrato il suo delitto? Il fine della legge di Arrigo
era la conservazione del parto. | Essa avrebbe potuto ottenerlo senza
servirsi d’un mezzo così violento e contrario alla natura. Bastava
obbligarla d’avvisarne un probo uomo di sua conoscenza, che avesse
avuto cura della conservazione del fanciullo. A che dunque punire in
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una giovane l’effetto del pudore naturale? Perché confondere
la
morte del fanciullo cagionata dalla deficienza di que’ soccorsi che il
timore di palesare il suo fallo ha impedito alla madre di dargli,
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coll’infanticidio?
Perché privare lo Stato di due cittadini nell’istesso
tempo, cioè del fanciullo che muore e della madre che potrebbe
abbondantemente supplire a questa perdita con una propagazione
leggittima? È altrettanto tirannico l’esigere da una donzella l’accusa de’
suoi trasporti, che di comandare ad un uomo di uccidersi colle proprie
mani. Una legge di quest’indole non può serbare neppure un grado di
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quella bontà che io chiamo assoluta .
g
Questa legge d’Arrigo II che, malgrado i progressi della filosofia, conserva
ancora il suo vigore nella Francia, somministrò un’occasione opportuna alla
contessa Dubarry, favorita dell'ultimo defunto re di questa nazione, di
mostrare, forse la prima volta, alcuni tratti di beneficenza in persona d’una
giovanetta, la quale era stata già condannata a morire, perché incinta da un
suo amico, abbortì d’un fanciullo morto senz’aver rivelata la sua gravidanza al
magistrato. Siccome la sentenza di morte era già stata confirmata dal
Parlamento, e la delinquente era vicina ad essere appiccata, un moschettiere
nero chiamato M. de Mandeville, mosso da un sentimento di compassione
implorò la protezione della favorita, prevedendo che questo delitto non dovea
per niun riguardo inorridirla. L’evento giustificò la sua condotta. La contessa
Dubarry, commossa dal racconto del moschettiere, scrisse la seguente lettera
al cancelliere, la quale ci fa vedere quanto sia grande l’eloquenza che nasce dal
cuore. Io la riporto qui fedelmente: «Signore. Io non conosco le vostre leggi,
ma so benissimo che queste sono ingiuste e barbare; esse sono contrarie alla
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N: confondere la morte, V: confondere coll’infanticidio la morte.
V: cancellato «coll’infanticidio».
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