Gaetano Filangieri

LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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godere de’ vantaggi d’una libertà tranquilla a ; Roma che, appena
discacciati i Tarquini, si dette in preda alle civili discordie; che
l’opposizione eterna de’ due partiti irreconciliabili della nobiltà e del
popolo esponeva di continuo a tutti i pericoli dell’anarchia; Roma
doveva necessariamente combattere per non perire; doveva cercar la
guerra al di fuori per conservar la pace dentro le sue mura.
I suoi savi legislatori conobbero questa verità e su questo piano
innalzarono tutto il sistema della loro legislazione.
La conquista fu il grande oggetto delle loro leggi e la loro
legislazione era l’unica che poteva in quel tempo convenire a’ Roma|ni.
Essi cercarono d’interessare tutti i cittadini, tutti gli ordini della
repubblica nella guerra. A’ soldati era distribuito il bottino; a’ cittadini,
che restavano in città, si dava una porzione di frumento a conto de’
tributi che si pagavano dalle nazioni soggiogate. La gran molla de’
premi e degli onori fu anche compressa. Le corone, quest’ornamento
della divinità, del sacerdozio e dell’impero, furono in Roma destinate al
valore, alla vittoria, alla conquista. Si sa che essi n’ebbero diverse e si sa
anche che la meno pregevole era quello di lauro, che si dava a coloro
b
che avevano trattata o confirmata la pace cogl’inimici . Lo spirito della
legislazione si osserva ammirabilmente nella destinazione di questo
premio. Il procurare la pace alla patria era l’azione meno premiata dalla
130
legge, perché la meno desiderata.|
a
«Nec totam libertatem, nec totam servitutem pati possunt». Tacito 130 .
b
La corona trionfale era anche di lauro, ma questa non si dava che al generale
che aveva data qualche battaglia o conquistata qualche provincia. Questa è la
più onorevole e forsi per maggiormente distinguerla dalla corona di lauro, che
si dava a chi aveva trattata la pace cogl’inimici che era la meno desiderata, il
console Claudio Pulcherio nell’anno 569 di Roma introdusse l’uso d’indorare
il cerchio della corona.
130
La citazione è tratta dal discorso di Galba a Pisone: «Imperaturus est hominibus qui nec
totam servitutem pati possunt nec totam libertatem», Tacito, Storie, I, XVI, 9; Filangieri ne
aveva fatta una traduzione sin dagli anni della gioventù, cfr. Tommasi, Elogio storico, cit. p. 24.
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