Gaetano Filangieri

LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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Composta dalle leggi d’un popolo prima libero e poi schiavo, compilate
da un giureconsulto perverso sotto un imperatore imbecille, accoppiate
ad un immenso numero di leggi particolari che si contradicono, di
decisioni del foro che l’eludono, di usi e di consuetudini grossolane
fondate su i capricci dell’ignoranza e della stupidezza nella notte
dell’anarchia feudale, ed incompatibili coi cambiamenti sopraggiunt’in
tutti i generi; composta, io dico, la nostra legislazione da tante parti
eterogenee, non doveva costar molta fatica il discreditarla. Essa in fatti
è così decaduta dall’opinione pubblica che, se se n’eccettua il
sacerdozio destinato a custodire e consultare questi misteriosi libri della
Sibilla, non ci è cittadino che non desideri la riforma de’ nostri codici.
Dato questo primo passo, bisogna farne un altro; non basta
persuadere il pubblico contro l’antica legislazione; bisogna prevenirlo in
favore della nuova. Gli argomenti per ottenere questa necessaria
prevenzione debbono essere sensibili. Essi debbono nascere
dall’opinione istessa. Sarebbe per esempio un errore il far credere a’ |
cittadini che questo gran lavoro sia confidato ad un solo. Le continue
radunanze degli uomini, che sono in maggiore stima presso la
moltitudine, mettendo un argine contro il torrente dell’invidia,
fomentano nel tempo stesso la confidenza, il rispetto e l’amore per le
nuove leggi. Presso tutte le nazioni, in tutt’i i governi, in tutte l’età,
questi mezzi non si sono trascurati.
In Atene una nuova legge non si potea proporre al popolo se il
senato non l’approvava. Preceduta quest’approvazione, essa si leggeva
all’assemblea del popolo e se ne affiggeva una copia a’ piedi delle statue
de’ dieci eroi affinché tutti avessero potuto leggerla ed esaminarla.
Durante questo tempo, ogni privato cittadino aveva il dritto di esporre
al senato le sue riflessioni sulla nuova legge. In un’altra assemblea essa
era di nuovo letta al popolo, il quale, trovandola plausibile, eleggeva col
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consiglio dei Pritanti , che presedevano in quel giorno, i Nomoteti, o
sia i legislatori che dovevano sovranamente decidere se la nuova legge
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Pritanti: cinquanta consiglieri in carica per una decima parte dell’anno.
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