Gaetano Filangieri

LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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In questa specie di governo l’autorità sovrana è tra le mani di un
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i
certo numero di persone ; il corpo degli ottimati è quello che fa le
leggi e l’istesso corpo è quello che le fa eseguire: il resto del popolo è
riguardo ad essi, dice Montesquieu, quello che nelle monarchie sono i
sudditi riguardo al loro monarca 172 . Ma questa proporzione non è
esatta. Nelle monarchie il sovrano lascia a’ sudditi la facoltà esecutiva,
ma nelle aristocrazie il popolo non è né legislatore, né esecutore. Tutte
le tre facoltà sono riunite tra le mani de’ nobili. Si vede benissimo che
questa distribuzione così parziale deve di continuo inasprire il popolo
contro il corpo che rappresenta la sovranità. Le leggi debbono dunque
dargli un compenso; le leggi debbono placarlo. Esse debbono dare ad
ogni cittadino la speranza d’entrare nel corpo degli ottimati, o in
premio di qualche servizio reso alla patria, o per mezzo d’una certa
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somma determinata, come si fa oggi in Genova
i
speranza fa tutta la prosperità di questo popolo.
; | quest’adito, questa
Ci è un altro vantaggio in questa determinazione. Se è vero che
l’aristocrazia s’indebolisce e si corrompe a misura che il numero de’
nobili che la compongono si scema; se le famiglie aristocratiche
debbono esser popolo per quanto è possibile; se la migliore aristocrazia
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del mondo è quella che si avvicina più alla democrazia , come quella
i
La legge, dalla quale ha avuto origine quest’uso in Genova, è anche molto
più giusta e molto più adattata alla natura di questo governo. Essa stabilisce
che in ogni anno si debba prendere una famiglia dalla classe del popolo per
incorporarla a quella de’ nobili. Ci è anche l’alternativa stabilita da questa
legge tra le famiglie plebee della città e della riviera. Questa legge però non si
osserva in tutta la sua estensione. La scelta non è più annuale, né si fa senza il
denaro o senza un gran merito.
171 È la medesima definizione data da Montesquieu, Esprit des lois, II, 3.
172
Cfr. Montesquieu, Esprit des lois, III, 4.
173 Anche l’esempio di Genova è tratto da Montesquieu, Esprit des lois, III, 4.
174
È una parafrasi da Montesquieu, Esprit des lois, II, 3. Da qui Filangieri trae anche la citazione
di Antipatro, che Montesquieu a sua volta aveva tratto da Diodoro Siculo (cfr. nota j).
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  • Page N°:95
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