LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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che derivano dal rapporto delle leggi colla natura di questa specie di
governo, che comunemente si chiama misto, e vediamo come la
legislazione potrebbe correggerne i difetti e scansarne i pericoli.
Io mi distenderò forse più di quel che dovrei in questa ricerca. Che
mi si perdoni questo difetto in favore della novità delle idee, che non
s 186187188
posso fare a meno di bene sviluppare .
s
Polibio, lib. VI, dice che la miglior forma di governo è quella nella quale si
riuniscono tutte le tre forme de’ governi semplici e moderati. Ma,
determinando egli l’idea di questa specie di governo, egli chiama con questo
nome il governo che stabilì Licurgo in Sparta. Dopo aver accennati i difetti
della monarchia, dell’aristocrazia, della democrazia, egli dice: «Α προïδóµενος
Λυκερˆγος, οχ πλÎν, èδè µονοειδÎ συεςυσατο τÎν πολιτεíαν λλà πáσας åµε
συνÌθροιζε τàς ρετàς καì τας ιδιóτητας τîν ρíςων πολιευµáτων» («Avendo
provedute queste cose Licurgo, egli non istituì una repubblica semplice ed
uniforme, ma riunì in una tutte le virtù e le proprietà di ciascheduna delle
migliori forme di governo») 186 . Ma io domandarei a Polibio che cosa
intendeva egli sotto il nome di democrazia semplice. Forsi quella nella quale il
popolo è nel tempo istesso legislatore, magistrato, senato, giudice,
conduttiero dell’esercito in tempo di guerra? Se questa era secondo lui una
semplice democrazia, l’esistenza di questa specie di governo è un impossibile
politico. Se egli poi chiamava democrazia semplice quel governo nel quale il poter
sovrano è tra le mani del popolo, quello nel quale il popolo fa le leggi, crea i
magistrati, forma un senato de’ più rispettabili cittadini, sceglie uno o più capi
che debbono dirigerlo negli affari della guerra, o perpetua quest’onore
nell’istessa famiglia, in questo caso il governo di Sparta era una semplice
democrazia e non un governo misto. I due re, quantunque ereditari, non
avevano alcuna autorità in Sparta in tempo di pace. Nella guerra istessa essi
dovevano dipendere da un consiglio, che si procurava di formare de’ loro
maggiori inimici. Arist[otele], de Rep[ublica], lib. 11, d. 331 187 . Ciò che si faceva
dal senato, i suoi decreti istessi, non avevan vigore, se non erano approvati dal
popolo. Dove è dunque la monarchia, dove l’aristocrazia? Polibio dunque fa
l’elogio della democrazia di Sparta e non del governo misto in generale.
Nell’istesso errore urtò il Secretario fiorentino. Leggansi i suoi Discorsi sulla
Prima deca di Livio, lib. I, cap. 11 188 .
186 Polibio, Storie, VI, 10, 6-7: «©Α προïδóµενος Λυκο¾ργος, οÃχ πλÎν, οÃδè µονοειδÎ
συεστÌσατο τÍν πολιτεíαν λλà πáσας åµο¾ συνÌθροιζε τàς ρετàς καì τàς ´διóτητας τîν
ρíστων πολιευµáτων».
Recte Aristotele, Politica, II, XI, 3-6.
188
La critica a Polibio e a Machiavelli nasconde una polemica indiretta con Rousseau, Contrat
social, III, 6.
187
Dettagli
- Page N°:103
- Publication:
- Author:Gaetano Filangieri