LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
126
qualche volta onorata anche la sede del dispotismo. Ecco come
Traiano e i due Antonini fecero cambiar d’aspetto Roma.
L’amore dunque del potere è la vera causa che determina il cittadino ad
operare e quest’istessa passione è quella che lo fa divenir virtuoso ne’
governi liberi e popolari.
Dove il popolo regna, la nazione intera è il despota. Essa non può
desiderare che il bene della maggior parte. I servizi dunque renduti alla
patria sono i soli mezzi che possono mettere il cittadino in istato
d’ottenere una porzione di potere in premio de’ suoi meriti. L’amore del
potere deve dunque in questi governi necessariamente spingere il
cittadino all’amore della giustizia e della patria. Si sa che in Roma si
videro per più secoli i prodigi del valore uniti a’ prodigi della virtù. Si sa
che per più tempo ogni cittadino di Roma era un Fabricio, un Regolo e
un Cincinnato. Ma fino a quando durarono questi prodigi? Finché il
valore e la virtù furono un merito per perve|nire al consolato ed alla
dittatura. Ma appena che la libertà cedé il suo luogo alla tirannia,
appena che la guardia pretoriana e le legioni cominciarono a decidere
del merito di coloro che dovevano comandare la terra, appena che
s’introdusse nel Campidoglio un commercio infame di cariche e di
delitti, la virtù, divenuta inutile, disparve, gli eroi si mutarono in
delatori, il senato divenne l’istromento de’ sospetti e degli odi del
tiranno e, finalmente, per dir tutto in poche parole, non vi fu più patria
nel paese dell’universo, che doveva spirare il maggior affetto a’ suoi
b 220
abitatori .
In ogni governo, dunque in generale, i cittadini saranno
b Noi abbiamo nell’istoria delle nazioni barbare, che vennero a devastare
l’Europa, un monumento troppo vivo della degenerazione de’ Romani.
Allorché noi vogliamo insultare un inimico, dice Luitprando, e dargli un
nome odioso, noi lo chiamiamo romano. «Hoc solo id est quidquid luxuriae,
quidquid mendacii, immo quidquid vitiorum est, comprehendens».
Luitprand[o], presso Murat[ori], Script[ores] Ital[icarum] 220 , vol. 2, par[te] I, p. A.
VI [Liutprandi primum diaconi Ticinensis demum episcopi Cremonensis Historia, ejusque
legatio ad Nicephorum Phocam Imp. cum notis Henrici Canisii, pp. 417-476].
220 Recte Rerum Italicarum Scriptores ab anno aerae christianae quingentesimo ad millesimum-
quingentesimum, Mediolani, Ex typ. Societatis Palatinae in regia curia, 1723.
190
Dettagli
- Page N°:126
- Publication:
- Author:Gaetano Filangieri