Gaetano Filangieri

LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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Io prego il lettore a non precipitare alcun giudizio poco favorevole
al metodo che son costretto a tenere in questo capo prima d’averlo
interamente letto; io lo prego a non condan|narmi di superfluità
vedendo che io m’impegno in alcune questioni che al primo aspetto
pare che sieno estranee al mio unico oggetto. Allorché egli vedrà dove
vanno ad unirsi tutte queste fila, egli si persuaderà della necessità, nella
quale io sono, di fissare con precisione tutti questi dati per venir quindi
allo sviluppo de’ princìpi legislativi da essi dipendenti. Per rischiarare
dunque queste proposizioni coll’istesso ordine col quale le ho esposte,
io comincio dalla prima.
Non si può dubitare che il clima influisca sul fisico e sul morale
dell’uomo. La materia ignea, sparsa sulla superficie del nostro globo, è
senza dubbio una delle forze della natura e questa forza non può
rimanere senza attività. Essa deve far sentire i suoi urti così sopra i
vegetabili come sopra gli animali. L’uomo, quantunque distinto da
questi per le perfezioni della sua anima può, facendo uso delle sue
facoltà intellettuali, riparare in parte agli effetti di questa forza sempre
attiva, ma non può sicuramente distruggerla. L’eccesso o la scarsezza di
questa materia sparsa nell’atmosfera, nella quale | egli vive, è ciò che
produce o il calore o la freddezza del clima. L’uomo potrà dunque
riparare in parte a questo caldo o a questo freddo; ma non potrà
distruggere interamente l’azione. Un grado estremo di calore derivato
dall’aspetto del sole, o da una causa locale, deve rilasciare le sue fibre
rendendole più delicate; deve, agitando gli umori, snervare il suo corpo
con traspirazioni troppo copiose; deve finalmente diminuire il suo
calore naturale il quale, come da’ fisiologi si è dimostrato, è sempre in
ragione inversa del calore del clima. Posto questo, la parte morale
dell’uomo potrebbe non esser sensibile a questa alterazione che si
cagiona nella sua parte fisica? Per noi che viviamo ne’ climi temperati,
quando un caldo eccessivo sopravviene non sentiamo noi la nostra
memoria illanguidirsi? Non ci sentiamo noi sull’orlo dell’imbecillità?
Pare che un velo ci nasconda le nostre idee; pare che una forza
straniera opprima tutte le nostre facoltà intellettuali; pare che noi
abbiam perduto il dritto di disporne. Sono tanti e così forti i rapporti
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