LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE - I
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del nostro spirito col nostro corpo, che | le percosse dell’uno debbono
necessariamente dall’altro risentirsi. È una stranezza dunque il credere
che il clima non influisca sul fisico e sul morale degli uomini: ma non è
minore stranezza il pretendere che questa forza sia l’unica che agisca
sull’uomo.
Se lo spirito deve soggiacere agli urti del corpo, il corpo deve anche
soggiacere agli urti dello spirito. La dipendenza reciproca che hanno tra
loro gli obbliga a questa legge. L’educazione, le leggi, la religione, lo
spirito, le massime e i princìpi del governo, sono tante forze che
agiscono di continuo sull’uomo civile. Queste accelerano o ritardano lo
sviluppo delle sue facoltà intellettuali: queste o promuovono, o
frenano, o dirigono le sue passioni; queste fanno che egli sia o vile, o
coraggioso; amante della libertà o insensibile al peso delle catene del
dispotismo; tutte queste cause morali, unite alle cause fisiche, tra le
quali il clima ha qualche volta il primo luogo e qualche volta l’ultimo;
tutte queste cause, io dico, concorrono a modificare l’uomo civile, tutte
queste cause fanno che egli sia quello che è. È | difficile il determinare
precisamente quali sieno i gradi d’attività di ciascheduna di queste
forze; ma, riducendo in generale la questione, si potrà dire che presso
una società di selvaggi le cause fisiche hanno il primato e presso una
e
società più incivilita lo hanno le morali . Il clima, | dunque, influisce
e
Niuno più d’Ippocrate conobbe questa verità. Mi piace di riportare qui un
tratto di questo scrittore celebre, per far vedere quanto i miei princìpi sieno a’
suoi analoghi. Esaminando egli i motivi pe’ quali quasi tutti i popoli dell’Asia
odiano la guerra, egli non ne esclude, è vero, il clima, ma ne attribuisce
principalmente la cagione alla natura del loro governo. Dopo aver accennati i
motivi fisici, egli dice: «Propter quas sane caussas imbelle universum
Asianorum genus exsistit, atque adhuc amplius propter leges. Maxima enim
Asiae pars sub regibus est. Ubi autem non in sua potestate vivunt homines,
neque sui juris sunt, sed dominis subjecti, ibi non multum curiosi sunt, quo
modo se ad bellum apparent, imo magis hoc curant, ut ne bellicosi videantur.
Pericula enim eis non aequalia instant. Nam hi in militiam proficisci,
laboresque perferre, ac mortem oppetere pro dominis suis coguntur, relictis
interim domi liberis, uxoribus ac reliquis amicis: atque si quidem viriliter et
feliciter bellum gesserint, dominis inde commoda accedunt, eorumque
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Dettagli
- Page N°:151
- Publication:
- Author:Gaetano Filangieri