Cesare Beccaria

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'Se io non sapessi per pratica quanto
schifo cagionino a certa sorte di Lette­
rati gli esempi cavati^ dalla Storia degli
Ebrei appunto perche divina, opporrei
qui all’ idee del N. A. 1*esempio di quel
Popolo , il quale benché avesse un Co­
dice di chiarissime Leggi scritte nel pro­
prio linguaggio , e benché le leggesse
continuamente , anzi anche le porràsse
indosso legate nelle braccia e nella fron­
te, e che le credesse un’Opera stupenda
del suo supremo Legislatore, viveva ado-
gni modo in continueempiissime trasgres­
sioni . Ma giacché si mostra tanto versa­
to nella storia Legale delle altre Nazio­
ni, lo prego a rammentarsi qual siasta­
ta F esattezza , e la puntualità con cui
hanno osservate ed eseguite le loro Leg­
gi , i Greci, ed i Romani, che certo non
avevano Leggi scritte in un linguaggio,
che non potessero intendere . Lo prego
di più a riflettere, che le Leggi penali
sono note a tutti, ed in un linguaggio
indelebilmente naturale . Tutti sanno,
cosa importi F ammazzare un uomo, il
rapire al suo prossimo ec. I scellerati
poi come non sanno e non vogliono vi­
vere onestamente , così per F ordinario
non sanno neppur leggere . La maggior
parte delle Nazioni moderne hanno le
loro Leggi scritte nell’ idioma del paese,
c dappertutto, come tra di noi, le Leg-

Tomo III.
G

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