Cesare Beccaria

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serietà , a tutti i Tribunali , ec ì .a tutti
i Sovrani dell’ universo . Vediamo s’
io dica il giusto .
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Io concedo all’A. che un uomo non
può chiamarsi Reo , prima della sentcn-,
za del Giudice; ma nego, che. un uo­
mo non possa esser veramente reo , an­
che prima d’essere sentenziato per tale.
Tali sono tutti i rei condannati nei Tri­
bunali d’ Italia, dove per condannare
un reo formalmente alla morte, non
basta, die. sia convinto, ma è di più
necessario, che sia anche confesso.. Èc-.
co dunque dove consiste 1 ’ equivoco ,
ed il soffisma.dell’ Autore, fondato sul
nome Reo , per cui altri intendono reo
Convinto, ed altri reo confessa».
Ma si dirà: Se è certo che uno è reo
di morte, e deve morire,
perchè dun­
que tormentarlo?. Ecco qui l’equivoco
deir A- Non è tormentato come reo
certo, e convinto; ma come disubbidien­
te . e come sacrilego , ed ostinato a non
voler confessare i delitti dei quali è con­
vinto reo; e la Tortura che si dà per
simile disubbidienza ai rei convinti di
delitti degni di morte , si usa per giu­
stissimi motivi ; il che però non siegue
-che nel solo caso, in cui un reo ricusi
di confessare i delitti, dei quali è convin­
to reo ; e replico però, che in tal caso
jun reo non è torturato, perchè reo,
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co-

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  • Page N°:83
  • Publication:
  • Author:Cesare Beccaria
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