Cesare Beccaria

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i condannerebbero ad una per-'
j. ’ -
lavitù.
be parimente pensato meglio ai
jro, se fosse andato in un al-
jndo, e non nel nostro à scrive-
e dare ad intendere, che / nosrt^i
Magistrati, e i gravi Sacerdoti
Giustizia fanno con indifferente
quitti tr i strascinare con lento appara­
ta reo alla morte , e che mentre un
sero spasima nelle ultime angosce as-,
•ttando il colpo fatale, passa il Giudi-
e con insensibile freddezza , e fors' an­
che con secreta compiacenza della propria
autorità, a gustare i comodi, ed i pia­
ceri della vita .
Noi che abbiamo tante fiate^ veduto ,
e che sappiamo quale sia l’afflizione, e
l’intimo rincrescimento ed avversione
con cui i nostri Giudici, solo dopo un’
estrema ripugnanza e tremanti segnano
la terribile condanna d’un reo; noi che
vediamo parimente l’aria mesta, e do­
lente con cui i nostri savj Magistrati,
ed i nostri pii Sacerdoti assistono a quel­
le funeste funzioni, non crederemo mai
a simili imposture del N. A. Egli non
persuaderebbe finalmente , che a qualche
Ottentotto , od a qualche Irrochèse, e
non a noi, che /’esempio di quasi tutti
i Secoli, e di quasi tutte le Nazioni si
an-

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  • Page N°:152
  • Publication:
  • Author:Cesare Beccaria
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