Cesare Beccaria

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le ci fa vedere, che gli uomini temono
i gastighi a proporzione, che questi ca­
gionano una più pronta , e più doloro­
sa distruzione del nostro individuo. AI
più ai più potrà seguire , che qualcuno
si abbandoni alla disperazione nell’ at­
ro di dover subire un atroce supplicio;
ma prima-,, e fuori di tali circostanze ,
penserà ad essere tanto più cauto nel com­
mettere qualche delitto, quanto sarà più
atroce il supplicio che temerà ; e nessu­
na educazione, nò veruna Filosofia han­
no mai potuto ottenere, che gli uomi­
ni , massime gli scellerati, arrivino a san­
gue freddo a temere meno una morte
•atroce , che una morte poco tormentosa ,
ed e impossibile che naturalmente vi pos­
sano arrivare. Il timor della morte
vale quanto V utilità della vita.
Nella stessa accennata pagina (a) di­
ce che uno spettacolo troppo atroce per
V umanità , non può essere che un pas­
seggierò furore , ma non mai Un sistema
costante, quali devono esser le Legg: : e
poi ripete di nuovo*: che se veramente
sono crudeli , o si cangiano, o /’ impu­
nità •fatale' nasce dalle stésse Leggi,
•Qui non dirò niente'di quel passeggie­
rò furore ; noterò solamente, che nessuno
dubita , che la pena di morte non sia un
dolore, anzi un atto crudele; ma- noi
cerchiamo se la m onche si fa soffrire ai
rei,
At.r**

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  • Page N°:162
  • Publication:
  • Author:Cesare Beccaria
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