Cesare Beccaria

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re tutta V umanità, inimica e V esecrazio­
ne universale ; quasi che i Giudici vindici
fossero, della, sensibilità degli uomini, e
non piuttosto dei patti che li legano tra
di loro . Il luogo della pena, è il luogo
del delitto i perche ivi solamente y e non
altrove y gli. uomini sotto sforzati offende­
re un privato per prevenire /’offesa pub­
blica .. Uno scellerato y ma che- non ha
rotti i patti di una Società di cui non
era membro , pub essere temuto» , e pero
dalla forza superiore della^ Società esilia­
to ed - escluso, ma noti punito.colle forma­
lità. delle' Leggi, vìndici, dei patti, e non
della. malizia intrinseca delle azioni.
M’immagino adesso che il mio Letto­
re siasi nauseato delle franche' sciocchez­
ze,. che si trovano in cotesto lungo Ar­
ticolo,. quanto mi sono annotto ancor
io in trascriverlo. Non vorrebbe quii*
A. che fosse punito uno scellerato per
qualunque, suo delitto se non dai suo pro­
prio Sovrano,. e non. considera che fa­
cendogli buona questa sua pretensione si
aprirebbe la strada ad infinite, iniquità,
e. che- nessuna Società potrebbe più viver
sicura. In verità che sembrerà a tutti
impossibile, che iLN. A. abbia potuto
avanzare una massima così, falsa e così
rovinosa.. Io ho riletto più.volte il suo
passaggio temendo d’averlo male inteso,
e . tutti farebbero altrettanto : secondo co­
te-

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  • Page N°:187
  • Publication:
  • Author:Cesare Beccaria
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