Cesare Beccaria

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gI'ia spontaneamente assoggettarsi ad ub­
bidire ad altri uomini ; tanto più che
per sua natura ricusa d’ubbidire alia
propria ragione, e sovente si trova in
cpntraddizione con sè medesimo. Io
confesserò di me stesso, che quantunque
mi conosca incapace di guidare e gover­
nare nè anche una sola testuggine, ad
ogni modo mi sceglierei piuttosto di vi­
vere indipendente nel bosco il più ri­
moto ed il più deserto^, che soggettar­
mi alP arbitrio di chicchessia , e con
qualunque palco. Il primo dominatore
di Roma ammazzò il proprio fratello
per restar sólo a dominare; e dentro le
stesse Comunità Religiose le più santa­
mente istituite, e benché si governino
colla più perfetta specie d’Aristocrazia ;
con tuttociò vi si sono trovati dei Dio-
nisj e dei Cromvvelli, e delle più in­
giuste e più crudeli atrocità . ' Io dedu­
co da tutto ciò, che quei due principi
del N. A. sono falsi ed insostenibili.
Egli nondimeno , quasi che quésti fosse­
ro due verità incontrastabili, c ricevute
da tutti, fonda sopra gli stessi con ter­
ribile audacia tutto quello che avanza
contro la necessità delle Accuse e delle
condanne segrete, contro 1 ’ uso. di tor­
turare i rei per rilevare la loro confes­
sione a pubblica giustificazione e cautela,
e contro la guistizai § I’ utilità delia

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  • Page N°:247
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  • Author:Cesare Beccaria
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