Diritti dell‘uomo, diritti umani. Tra la storia dei diritti e i diritti senza storia
STORIA DEL PENSIERO POLITICO 1/2017
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3. Dal 2010, la tesi storiografica di Samuel Moyn sembra smentire
radicalmente quella degli storici dell’Illuminismo, negando sistemati-
camente anche la continuità valoriale tra i diritti dell’uomo e i diritti
umani. In altri termini, Moyn sostiene che la netta discontinuità non
sia soltanto lessicale – i diritti dell’uomo erano in realtà i diritti degli
«uomini bianchi» e avevano «principalmente a che fare con la tutela
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della proprietà» – ma soprattutto valoriale, cioè risieda nei valori che
caratterizzano (e devono caratterizzare) i diritti umani contemporanei.
A suo avviso, infatti, la politicizzazione ha messo quei diritti dell’uo-
mo «in connessione interna con la sovranità» per la costruzione dello
«stato-nazione»: il loro valore politico è stato impugnato dentro, per
e attraverso lo stato-nazione, e non al di sopra, al di là, contro, per
controllare lo stato-nazione. La sovranità dello stato-nazione è stato
l’unico luogo dei diritti dell’uomo e, di fatto, «il grande lascito della Ri-
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voluzione francese al mondo politico» . Dunque, nonostante sia inne-
gabile il ruolo dell’Illuminismo nella diffusione della presa di coscien-
za dei diritti fondamentali e nella trasformazione del linguaggio di quei
diritti da filosofico e morale a politico, giuridico e costituzionale (come
gli storici dell’Illuminismo hanno evidenziato), l’Europa, identificando
nello stato-nazione il mezzo e il luogo di quei diritti, non è mai stata
la civiltà dei diritti, non ha mai ristretto l’attività dello stato con una
corte giuridica esterna e superiore alla sovranità nazionale per la tutela
dei diritti 21 . È stata al contrario, secondo Moyn, la civiltà dell’apolo-
gia dello stato-nazione e del trionfo delle nuove forme di Antico regi-
me, come la monarchia, il dispotismo, il bonapartismo, l’imperialismo
espansionistico, l’autoritarismo, il fascismo. A ben vedere, anche dopo
l’età dei totalitarismi, nel mondo bipolare della Guerra fredda, «furo-
no gli americani a proteggere l’Europa dai Sovietici, evitando all’Eu-
ropa di cadere nelle sue tendenze più violente». Fino, sostanzialmente,
nazionalità, di religione, di genere, di colore della pelle; 3) devono essere universali, cioè
validi ovunque in ogni angolo del mondo; 4) occorre, infine, che essi siano considerati
inalienabili e imprescrittibili di fronte a ogni forma di istituzione politica e religiosa» (V.
Ferrone, I diritti dell’uomo tra utopia e storia, cit., p. 34).
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S. Moyn, On the Origins of Human Rights, October 19, 2015, http://www.eutopia-
magazinearchive.eu/en/samuel-moyn.html.
20
S. Moyn, Theses on the Philosophy of Human Rights History, paper for New History
of Human Rights Workshop, University Center for Human Values, Princeton University,
April 25th, 2015, p. 4. A sostegno della sua tesi, Moyn cita l’articolo terzo della Déclara-
tion, «il principio della sovranità risiede essenzialmente nella Nazione» (Id., On the Ori-
gins of Human Rights, cit.), sottolineando come anche Kant «non vide rimedio per la loro
[dei diritti umani] violazione al di fuori della nazione», intuendo il colonialismo (ibidem).
Ibidem.
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Dettagli
- Page N°:5
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- Author:Alessandro Maurini