Cesare Beccaria

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ra salca agli occhi, come suol dirsi, di
ogni lettore imparziale ed assennato li­
na diametrale opposizione perpetua tra
’l modo di pensare Hobbesiano , e i
sentimenti del nostro Anonimo. Dun«
que le riflessioni degl’ inimici del no*
stro Autore, e de’ lettori incompetenti
per trasformarlo in Hobbesiano, si ri­
solvono in meri equivoci, ed in sofismi
suggeriti o dall* imperizia delle cose, o
dall’ intemperante prurito di censurare .
Egli- chiama , è vero, lo stato di natu­
ra , stato di guerra , ma lo paragona
espressamente coll’ attuale stato delle
Nazioni indipendenti F una dall’ altra ,
il raciprocamente, che non vuol che già si dire neghino che si gli odiino ufti-
cii di umanità , di corrispondenza , di
mutuo commercio, di buon vicinato , e
molto meno vogiion dire quelle espres­
sioni, che sia onesta e lecita cosa la
violazione degli accennati officii. Egli
vuol dire unicamente che siccome tra
si le possono indipendenti evacuare Potenze se non Europee con la guer­ non
ra le loro querele, ed è giusta la guerra
provocata , se quegli che ha torto non
vuol intender ragione, in mancanza di
una superiore autorità decisiva ; così
nello, stato di natura ogni uomo ha drit­
to di farsi giustizia per la via di fatto,
perché appunto. nello stato di natura
man-

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  • Page N°:62
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  • Author:Cesare Beccaria
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