Cesare Beccaria

soffocato tizii noi stessi rimase il ; e sentimento oppresso nell’urto , della de’ e sentimenti per nostra così liber­ dire, far-
tà. Il conservarne quella porzione, che
rimaneva, costò pena e travaglio. L’
uomo naturalmente pigro e neghittoso,
cominciò a pensare di disfarsi di un be­
ne, che riusciva pesante, c che sembrava
inutile .
Così una giovane bellezza ,
stanca d’ una Incomodi virtù , si abban-
dona al seduttore; e per non morire di
noja , elegge di vivere nell’ obbrobrio e
nel disonore. L’istoria di tutti i popoli
ci mostra esser questo il cammino ordi­
nario della natura . Io non ardirò af­
fermare , come Gian Giacomo , chela
società , le arci c le scienze abbian cor­
rotta la nostra virtù ; dirò soltanto, che
ci hanno privaci della nostra libertà .
Ma se la tirannia abusò della forza ,
non per questo la natura cessò di recla­
mare i suoi diritti . Le private, ma
universali ed eterne lagnanze provarono
in ogni tempo , che gli uomini mal sof­
frivano una condizione, per cui non
erano stati creati. Si sentì sempre la
necessità cT una riforma , come che gli
oppressi non avesser coraggio di chie­
derla , c il dispotismo abborrisse di offrir­
la . É‘ stato d’uopo, chepassino molti
secoli , prima che si trovi un Filosofo
^•ssai ardito per mostrare agli uomini,
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  • Page N°:172
  • Publication:
  • Author:Cesare Beccaria
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